Sandro Mezzadra presenta qui la sua relazione alla Biennale della Democrazia a Torino di oggi, 30 marzo. L’insorgere della visibilità dei “dispensabili” nelle pieghe della “partizione del sensibile”, modifica la forma e l’uso normale dello spazio dove tali azioni avvengono; produce nuove forme di democrazia, anticipa un mondo possibile.
L’antropologo statunitense Nicholas De Genova affronta il controverso tema dell’inclusione, alla luce di un concetto non molto in uso in Europa, ma estremamente efficace per spiegare, come fa De Genova, le dinamiche socio-politiche che contrappongono “cittadini” e “altri”, primo e terzo mondo, o, per dirla con le parole di Balibar, “due umanità”. Si tratta del concetto di “nativismo”, che negli Stati Uniti connota i movimenti contro gli immigrati animati da discendenti dei coloni anglosassini
La terminologia usata abitualmente per classificare i migranti, al fine di collocarli dentro ambiti facilmente riconoscibili e abbinati a varie graduazioni di “accettabilità” e “utilità” non tiene conto delle reali condizioni, soggettive e oggettive, al cui interno prendono forma le migrazioni. In questo articolo, Sandro Mezzadra sottopone ad attenta critica questi termini, tenendo come bussola il tema che percorre tutti i suoi studi sul tema: la capacità soggettiva dell’azione.
Esiste un rapporto intrinseco tra cittadinanza, confini, conflitto e traduzione, giocato sulla visione e produzione dello straniero come “nemico”. Ètienne Balibar analizza in questo suo articolo il modo in cui quei concetti si intrecciano nello spazio mobile che si delinea tra Europa e il suo esterno, ma che definiscono anche ambiti di agibilità, di vita, di produzione di soggettività all’interno dell’Europa stessa, creando nuove stratificazioni sociali, politiche e culturali.