L’universale produce ed esclude il suo fuori, ne nega l’esistenza o lo relega nell’anacronismo e insignificanza. Francesco Spagna tratta in questo suo contributo l’enunciazione universalistica come diretta conseguenza di un eurocentrismo “sviluppista” e postcolonialista, che nega all’Altro il proprio bisogno di simbolizzazione, “espressione vitale di una cultura che resiste e non si sente votata alla scomparsa. Semplicemente un altro schema di civiltà, […] per molti aspetti non negoziabile”