Una preziosa testimonianza di Farah Abdessamad sul proprio vissuto basato sull'"e", e non sull'"o". O se vogliamo sul "tra". Rivivendo la propria esperienza di dolore inafferrabile, riprende con sapienza la lezione di Fanon e di chi ha combattuto per il riconoscimento del trauma post-coloniale.
Intervento al XX Congresso SIO “Cultura e orientamento: traiettorie per sconfiggere le diseguaglianze e prevenire l’esclusione scolastica e lavorativa”, 8 e 9 Ottobre, 2020. Condizione postcoloniale e cittadinanze postmigratorie per interrogare il rapporto migranti-mercato del lavoro.
La genesi di un libro uscito in questi giorni nelle librerie. Dalla provincia mozambicana di Manica, ai quartieri periferici di Roma sud-est. Con i contributi di Daniela Angelucci, Iain Chambers, Fabrice Olivier Dubosc, Federica Giardini, Sandro Mezzadra e Naoki Sakai. Introduzione e a cura di S. Rota
L’arte riesce da sempre ad aggiungere un livello di comprensione, di condivisione empatica, emozionale del Reale che raffigura e performa. Quello che è stato prodotto a Napoli ad aprile va esattamente in questa direzione. Il Mediterraneo fotografato, riprodotto e cantato appare come luogo di potere, di dominio. I migranti, in questo lavoro, sono i corpi assoggettati, interpellati in quanto rifiutabili sulla base di norme che connotano il passato-presente dell’Europa come il tempo coloniale (sr)
Esiste un legame di forte continuità epistemologica tra cittadinanze postcoloniali e cittadinanze postmigratorie. In entrambi i termini, il prefisso "post" non definisce un "oltre", ma, al contrario, individua un momento costitutivo che continua a vivere, sia pur con caratteristiche e conseguenze differenti. I movimenti postmigratori rendono più che mai attuale e urgente il ripensamento degli schemi che sottendono alla costituzione del modello di cittadinanza che vige in Europa.
Laurie Taylor, giornalista della BBC e ideatore del programma radiofonico “Thinking allowed”, ha intervistato nel marzo 2011 Stuart Hall, una delle personalità del mondo accademico di maggior rilievo del secolo scorso.
L’intervista, riproposta nel febbraio 2014, riesce a mettere in evidenza i tratti salienti del pensiero del sociologo giamaicano, pur nella parziale, e comunque sempre gradevole, leggerezza che un’intervista radiofonica necessariamente comporta
La terminologia usata abitualmente per classificare i migranti, al fine di collocarli dentro ambiti facilmente riconoscibili e abbinati a varie graduazioni di “accettabilità” e “utilità” non tiene conto delle reali condizioni, soggettive e oggettive, al cui interno prendono forma le migrazioni. In questo articolo, Sandro Mezzadra sottopone ad attenta critica questi termini, tenendo come bussola il tema che percorre tutti i suoi studi sul tema: la capacità soggettiva dell’azione.
Esiste un rapporto intrinseco tra cittadinanza, confini, conflitto e traduzione, giocato sulla visione e produzione dello straniero come “nemico”. Ètienne Balibar analizza in questo suo articolo il modo in cui quei concetti si intrecciano nello spazio mobile che si delinea tra Europa e il suo esterno, ma che definiscono anche ambiti di agibilità, di vita, di produzione di soggettività all’interno dell’Europa stessa, creando nuove stratificazioni sociali, politiche e culturali.